CASA PAR

venerdì 30 marzo 2012

PAPA BENEDETTO 16° CON FIDEL


Le foto della visita del Papa a Cuba

L'AVANA - Il momento più atteso è arrivato: Bendetto XVI, in visita pastorale a Cuba, incontra Fidel Castro. «Ho deciso di chiedere qualche minuto del suo tempo molto impegnato quando ho sentito dal nostro cancelliere Bruno Rodriguez che egli avrebbe gradito questo modesto e sincero contatto», aveva scritto l'ex lider maximo cubano in una sua «reflexiòn» pubblicata la scorsa notte sul sito Cubadebate.








«Cosa fa un papa?». «È al servizio della chiesa universale». Sono la domanda e la risposta che Fidel Castro e Benedetto XVI si sono scambiati nel loro incontro presso la nunziatura dell'Avana, un dialogo definito da padre Federico Lombardi, «cordiale, vivace, animato, intenso». E il Papa gli ha parlato dei suoi viaggi per incontrare i popoli e del suo servizio alla Chiesa universale. Varie le curiosità di Fidel, tra cui su come è cambiata la liturgia, su cosa pensa il Papa delle difficoltà odierne dell'umanità. Castro ha chiesto anche a Ratzinger dei libri che lui può consigliargli. Benedetto XVI ha parlato anche della sua contentezza di essere a Cuba e della gratitudine per l'accoglienza ricevuta. Fidel Castro, da parte sua, ha detto di aver seguito tutte le fasi del viaggio apostolico del pontefice in televisione. Non è mancato uno scambio di battute sull'età visto che i due sono quasi coetanei: «Sono anziano - ha detto Ratzinger - ma posso ancora fare il mio dovere». Il Papa ha parlato anche del tema dell'assenza di Dio e dell'importanza fondamentale del rapporto tra fede e ragione. 








L'incontro con Raul. Riguardo all'incontro di ieri sera tra il Papa e il presidente Raul Castro, la televisione cubana ha definito i colloqui «cordiali e distesi», ma non ha fornito ulteriori dettagli. Castro e il Papa si sono mostrati insieme al pubblico sulla scalinata del Palacio de la Revolucion all'Avana. Ma una risposta alle parole del Papa, che nell'aereo che l'ha portato la scorsa settimana in Messico, prima tappa del suo viaggio latinoamericano, ha detto che «il marxismo non risponde più alla realtà», è arrivata dal vice presidente del Consiglio di Stato Marino Murillo che ha detto che «non vi sarà nessun cambiamento politico a Cuba». «Però - ha aggiunto parlando con i giornalisti stranieri che seguono il viaggio del Papa - aggiorneremo quanto è necessario fare il modello economico».










Sono due grandi vecchi che avrebbero avuto molto da dirsi...
Chissà se ci verrà detto se il colloquio è avvenuto senza che nessuna altra orecchia abbia ascoltato, con i due che hanno provato a capirsi senza interpreti.
Chi è attento ai simboli però, avrà notato che Fidel non è in divisa, coperto molto di più di quanto il clima oggi a Cuba richiedesse (noterete perfino una sciarpetta). Certo non è uno che sta bene, certo non è uno che ha superato definitivamente i suoi problemi. Credetemi, questo a 85 anni suonati non dà grandissime speranze di un lontanissimo futuro...
D'altra parte, Benedetto XVI, a quasi 85 anni, non può non capire cosa passi per la testa a un uomo di quell'età, che pure ha potere...
Ho letto qui commenti tutto sommato definitivi, verso l'uno e verso l'altro. Un giovanotto come me, che ha oltre vent'anni meno di loro però, ha imparato ad avere rispetto per gli anziani. Io mi auguro che abbiano avuto una mezz'oretta di tranquillo e sereno colloquio, proficuo per entrambi. Se a Fidel questa chiacchierata potrà dare questa ultima parte della vita più serena, più rispettosa verso chi non è proprio d'accordo con lui. Che abbia un po' più di fiducia nella vita e nel prossimo, e che smetta di vedere i suoi assassini dietro ogni angolo...
A me il lieto fine è sempre piaciuto!






Ha incontrato FIDEL CASTRO

in privato, lontano dalle polemiche e dai clamori. Non ha incontrato, diversamente da quanto aveva fatto Giovanni Paolo II nel 1988, i dissidenti cubani. Ha rivolto però al regime un appello molto forte a riconoscere, in un passaggio chiave della messa celebrata nella Plaza de La Revoluciòn, il pieno “diritto alla libertà religiosa, sia nella sua dimensione individuale sia in quella comunitaria”, considerata dal pontefice come la più evidente manifestazione dell’”unità della persona umana” e come garanzia che “i credenti offrano un contributo all’edificazione della società”.
L’accento sulla necessità che il regime conceda la piena “libertà religiosa” e anche civile ai credenti, in un Paese che per cinquant’anni ha fatto dell’ateismo di Stato la propria religione rivelata, sono probabilmente il massimo che le “attuali regole di ingaggio” diplomatiche con il traballante regime castrista potessero offrire.



E se il famoso incontro del 1988 tra Wojtyla e Fidel fu quello della parole “Che Cuba si apra al mondo, che il mondo si apra a Cuba“, sottile critica all’embargo americano e insieme alle leggi liberticide del governo Castro, la visita di Ratzinger (con 300 mila persone accorse per ascoltarlo) è stata un capolavoro diplomatico - sottolineano i vaticanisti -  che ha consentito alla Chiesa e ai fedeli di ampliare il proprio spazio di manovra nell’Isola.
Senza rotture, senza strappi, come chiedevano i dissidenti e gli esiliati, ma nemmeno senza troppi sconti al regime. Certo, il fatto che Ratzinger abbia riconosciuto “con gioia” al governo cubano “che sono stati fatti passi avanti a Cuba affinché la Chiesa compia la sua ineludibile missione” lascerà l’amaro in bocca a qualcuno.
Ma l’invito al governo a “proseguire in questo cammino di genuino servizio al bene comune” -  riconoscendo ai credenti una loro centralità nella vita civile e religiosa dell’Isola -  è stato il segno di quanto sia lunga ancora la strada, per il Vaticano, perché Cuba sia considerata un Paese libero per i fedeli.





Un altro momento chiave, simbolico di questo lento e faticoso riavvinamento tra la chiesa cubana e il regime castrista, iniziata con la famosa visita di Wojtyla di 14 anni fa, è avvenuto al termine della cerimonia, quando il pragmatico Raul Castro, vestito con la consueta ‘guayabera‘, la camicia bianca a maniche lunghe con quattro tasche, è salito sul palco per ringraziare pubblicamente il Papa. Un gesto dall’alto contenuto simbolico, in un Paese come Cuba. Avvenuto dopo un faccia a faccia nel Palacio de la Revolucion all’Avana durato quaranta minuti.